ࡱ> M  bjbj==WWl. . . . . . . d 8888LJ9 NZ;Z;Z;Z;Z;Z;Z;Z;NNNNNNN$gP RB>N. Z;Z;Z;Z;Z;>NJ. . Z;Z;SNJJJZ;. Z;. Z;NJZ;NJJ N. . NZ;N; @+٘h l.8@J N N iN0N NR@JFR NJ . . . .    FEDERAZIONE ITALIANA CANOA KAYAK CANOA RICERCA Anno III  N. 11 Dicembre 1988 SOMMARIO Direttore responsabile Francesco CONFORTI a cura della Commissione Nazionale Allenatori Istruttori Francesco CONFORTI Giuseppe MAZZA Luciano BUONFIGLIO Cesare BELTRA11v11 Piero FACCINI e la collaborazione di: Alessandro RISTORI Aut. Trib. Roma n. 428 del 19/9/1986 Direzione e Redazione Federazione Italiana Canoa Kayak Canoa Ricerca" Viale Tiziano. 70  00196 Roma Fotocomposizione Romagraphica Stampa: Tipar Via Tiburtina, 1321 L'angolo cif Franco Conforti "Dopo le Olimpiadi, i dirigenti in primo piano" Le Lare di fondo in canoa olimpica di Cesare Beltranti La psicologia in canoa di Gabriella Covacci e Roberto D'Angelo Olimpiadi Coreane: "la vita di tutti i giorni' di Marcello Standoli Recensioni tecniche pag. 2 pagg. 3ld pagg. 1519 pagg. 2021 pag. 22 La Pubblicazione TecnicoScientifica della Federazione Italiana Canoa Kayak aperta a tutti i contributi (articoli. studi, ricerche, ecc ...) che fanno riferimento ai molteplici aspetti sia della scienza che della tecnica con particolare riferimento alla disciplina canoistica. Tutti gli operatori sportivi ed in particolare gli allenatori ed i medici che prestano la loro opera nel mondo del nostro sport, possono inviare i loro manoscritti a: CANOA RICERCA Federazione Italiana Canoa Kavak  Viale Tiziano, 70  00196 Roma. La pubblica_ione subordinata al giudizio insindacabile della Comrnissione Nazionale Corsi Allenatori/Istruttori della F. I. C. K. Gli articoli pubblicati impegnano esclusivamente la responsabilit dell'Autore: quelli non pubblicati non vengono restituiti. Qualunque tipo di collaborazione gratuito e non retribuito. Tutti gli articoli devono essere inviati dattiloscritti e contenere: Titolo, Nome e Cognome dell'Autore, breve cnrrieulurn dell'Autore stesso, devono essere accompagnati da un abstract. fornmlato in modo semplice e chiaro, della lunghezza non superiore alle 15 righe dattiloscritte. F.LC.Ii. L'ANGOLO di Franco Conforti "Dopo le Olimpiadi, i dirigenti in primo piano" Il 1988. l'anno dei Giochi Olimpici Coreani che hanno accentrato gli interessi degli sportivi dirotto il mondo, si avvia ormai alla siiti conclusione Abbiamo sempre deciso di rimanere strettamente nell'ambito tecnicoscientifico della rivista. _Questa volta, per i! pi prestigioso avvenimento sportivo, facciamo tuta piccola eccezione e riteniamo importante che uno spaio di "Canoa Ricerca" venga occupato per lasciare anche su questa rivista federale una testimonianza delle Olimpiadi 1988 e dei nostri canoisti che vi hanno partecipato. Fra le attivit di maggiore interesse intraprese dalla Federazione in questo periodo, il Seminario per i Dirigenti di Societ .svolto a Roma presso il centro Sportivo "Giulio Onesti" del!'Acquacetosa il 12 e 13 novembre. A tale Seminario, organizzato in collaborazione cori la Scuola dello Sport, hanno partecipato oltre 100 rappresentanti di Societ che hanno seguito con particolare interesse i vari relatori che si sono alternati. Notevole successo ha ottenuto anche il primo seminario per i Direttori dei Centri di Avviamento allo Sport del Friuli Venezia Giulia e del Veneto svoltosi a Grado il ?9 ottobre. In tale riunione sorto stati affrontati i temi relativi all'organizzazione di un C.A.S. ed il Dottor.Massimo DI MARZIO, dirigente della Divisione Centri Giovanili, ha presentato la Guida Tecnica dei C.A.S. di Canoa che stata inviata dalla Federazione a tutte le Societ. Due momenti molto importanti tesi a sottolineare che la Federazione ha intenzione di curare, con lo stesso impegno profuso per i corsi di formazione e di aggiornamento degli istruttori e degli allettatori, anche i dirigenti, consapevole de! Ruolo determinante che essi hanno per un organico sviluppo del nostro sport. del Prof. Cesare Beltrami LE GARE DI FONDO IN CANOA OLIMPICA Aspetti tecnici e tattici Le gare di fondo sono un genere di competizio golamento prevede, oltre ai 10000 m. per la cane che caratterizzano in maniera determinante lo sport della canoa, in quanto l'antica tradizione di spostarsi per diporto lungo i corsi di acqua ed i laghi, su questa fragile imbarcazione. si evoluta dall'aspetto amatoriale in quello agonistico prevalentemente attraverso le gare di fondo. Sulle acque mosse le gare di discesa sono sempre sufficientemente lunghe da essere considerate "gare di fondo": mentre la canoa cos detta olimpica, nella sua evoluzione tecnica. ha assegnato alle gare di fondo una loro specificit, e attraverso vari tentativi nel corso della sua storia approdata ad identificare nei 10000 m. la classica gara di fondo per tutti i tipi di imbarcazione. I 10000 m. sono la gara di fondo classica rientrante nel programma dei Campionati del Mondo, per da qualche anno nata la specialit delle giare di Maratona (o gran tondo) che prevede un proprio regolamento. un calendario apposito ed anche un Campionato del Mondo autonomo. Solo le donne in campo internazionale (Campionati del Mondo) non svolgono gare di fondo. Esiste per una fittissima casistica con varie acre di fondo su distanze diverse nelle varie Nazioni. Ciascun Paese infatti nel proprio re ('.\V():\ RICFRC:\ V I I tegoria seniores, gare pi corte per le categorie giovanili e per le donne, su distanze che variano dai 2000 m. ai 6000 m. Inoltre all'inizio della stagione agonistica vengono spesso organizzate, a scopo preparatorio, gare pi lunghe di 10 Km. anche in circuito. La gara di fondo in canoa si definisce tale allorquando sia superiore ai 1000 m. e preveda un giro di boa. 12000 m. sono la gara pi breve, ma essendo spesso riservata a categorie giovanili e femminili, si sviluppano in un tempo abbastanza alto (non meno di 10') e pertanto anche a livello fisiologico rientrano pienamente nella resistenza di lunga durata. All'altra estremit troviamo, come gi visto, la giara di Maratona, che presenta spesso caratteristiche ibride fra l'olimpica (partenza, giri di boa. arrivo) e la fluviale (tratti in corrente, traversate o circumnavigazioni di bacini, ecc.). Caratteristiche tecniche delle gare di fondo Tecnicamente le zare di fondo sono caratterizzate dai seguenti fattori:  Campo di gara tracciato in circuito con giri di boa;  partenza di tutti gli equipaggi in linea:  possibilit di sfruttare la scia dell'avversario. In fase applicativa inoltre. ulteriori elementi differenziano fra loro le gare n kayak da quelle in canadese, e quelle in singolo da quelle in equipaggio. La partenza Con l'azione tecnica della partenza l'atleta deve come in tutte le gare portare il suo mezzo alla massima velocit per poi prendere il passo proprio della ;ara stessa. Per 1e gare di fondo per opportuno valutare alcuni fattori legati alla possibilit di scia, al fatto che non vi sono corsie. e all'elevato numero di concorrenti che possono prendere parte alla gara. a) L'allineamento: questa un'operazione spesse volte complessa, in quanto, soprattutto nelle gare nazionali (ma anche nei Campionati Italiani) non esiste possibilit di partenza ancorata, cosa che avviene per i Campionati del Mondo con un grande pontile. In presenza di ancoraggio non ci sono problemi particolari per l'allineamento, in caso contrario ali atleti devono adottare alcuni accorgimenti, sia per partire bene. sia per facilitare il Giudice di partenza ed evitare cos ritardi, ma anche possibili squalifiche. La linea di partenza solitamente inclinata rispetto alla direzione di marca che conduce sulla prima boa del primo giro, in modo che tutti gli atleti percorrano la medesima distanza. Gli atleti allora devono allinearsi ponendosi a distanza regolare gli uni dagli altri (23 m.) prima della linea di partenza e, chiamati dal audice, avviarsi verso la linea stessa. I canoisti devono, in questa fase, collaborare molto con il Giudice. manovrando adeguatamente con la pagaia e con il timone, controllando la regolarit della propria posizione. Se tutti `fanno i furbi" spesso le partenze devono essere ripetute o non avvengono regolarmente, danneggiando gli altri equipaggi. specialmente quelli meno esperti. Gli allenatori. anche in allenamento. devono abituare ali atleti alla correttezza reciproca nelle prove di partenza. insegnando loro le manovre corrette. attraverso l'autoallineamento. Quando viene dato il "`'ia!" l'atleta deve esse 1 re in condizione di non manovrare, ma deve partire con decisione e convinzione, anche se non perfettamente allineato; infatti se ci si distrae guardando fuori barca, magari protestando, si perde concentrazione ed il rendimento decade sicuramente: meglio partire qualche centimetro indietro, ma bene. b) Tattica di partenza: essa si basa principalsulle potenzialit dell'atleta. Quando un atleta sufficientemente forte, deve cercare di "schizzar via" il pi rapidamente possibile, conquistando la testa del gruppo, per evitare che concorrenti meno forti si producano in partenze rapidissime (per poi rallentare poco dopo) con bruschi cambiamenti di direzione ed evitare cos di essere abbordato o di restare intrappolato dietro atleti meno forti. Tutti gli equipaggi devono partire prendendo la direzione pi lineare possibile, seguendo linee fra loro parallele, per poi molto gradatamente orientare la propria prua nella direzione della prima boa del giro, evitando bruschi cambiamenti di direzione. Si deve insegnare a mantenere la propria direzione e guadagnare la precedenza che si ottiene (come da regolamento) quando il proprio pozzetto interamente avanti alla prua della canoa vicina (primo pozzetto per K2 e K4, corpo dell'atleta per la canadese). Questo diritto di precedenza non d per il "diritto" di cambiare bruscamente rotta chiudendo gli avversari o danneggandoli. Non c si deve dimenticare della norma per la quale ciascun equipaggio deve procedere seguendo la sua linea d'acqua. Inoltre anche in campo internazionale si sono verificate squalifiche di equipaggi "troppo abili" che agivano al limite del regolamento. Soprattutto con i giovani non va dmenticato l'aspetto etico e formativo, infatti non si diventa campioni "facendo i furbi", ma allenandosi a dovere e comportandosi lealmente in Rara! Altra cosa che gli allenatori devono insegnare quella di pagaiare sempre, senza lasciarsi "intimidire" e condizionare dalla vicinanza degli altri, senza ovviamente danneggiarli, ma anche di lasciare spazio per consentire agli altri di poter svolgere la loro azione. FA.C.K.  Quando in gara vi sono equipaggi della propria levatura o al limite pi torti, si deve cercare l'avvicinamento a questi per prenderne la scia. portandosi dopo la partenza verso di loro con gradualit (senza danneggiare), ma anche interpretando questa azione non come l'unica risolutiva della gara. Spesso intatti chi cerca la scia dell'altro senza pensare di partire: anche bene per guadagnare la testa del gruppo, rischia di percorrere pi strada, di frenare la propria imbarcazione timunando, e magari di trovarsi una volta raggiunta la linea d'acqua dell'altro ormai alle: sue spalle! Gli accor(_1imenti sopra citati assurnonu ulteriore significato se riferiti alle barche lunghe (in quanto queste godono di minor manuvrabilit) ed alla canadese, pi soggetta a deviazioni dovute alla scia ed alle onde delle altre canoe. e per la difficolt di manovra affidata unicamente al buon uso della pagaia. In K? e KI una partenza infelice pu spesso compromettere l'intera gara. Allora opportuno che in fase di allineamento a manovrare sia la prima voga, mentre gli altri stanno pronti a partire. Si deve comunque sempre esitare di essere colti dal "Via!" mentre si pagaia indietro (soprattutto su barche lunghe) o si manovra: quindi bene stare un poco indietro, e quando il giudice chiama avanti, avanzare poco per volta, stare pronti a partire. senza superare la linea di partenza. Se ci av viene spesso il Giudice chiama indietro e se in quel momento l'allineamento si realizza e gli equipaggi sono molti, potrebbe anche dare il "Via!" senza accorgersi dell'equipaggio elle sta arretrando. Il primo rettilineo Per regolamento la linea di partenza nei 10000 m. deve trovarsi ad almeno 11)1)1) u 15()0 m. dalla prima boa del primo giro, a seconda del tipo di gara. in modo da poter percorrere un tratto rettilineo evitando. per la diluizione del gruppo. ingorghi al primo giro di bon. Questa distanza ovviamente varia per le L~arc di fondo pi brev i ed un poco ibride ( Vedi Codice delle Regate Naz. e I.C.F.) In questa primo fase della ~_.rra. uOprattuttu in competizioni importanti dove il livello dei concorrenti elevato ed uniforme e per equipaggi molto veloci, si assiste ad una vera e propria gara di 100()/15()0 m. per guadagnare la precedenza sulla prima boa del biro. Gli equipaggi meno forti devono a tutti i costi conquistare la scia dei migliori, impegnandosi notevolmente dopo essere usciti dalla bagarre dei primi 3U()(11)() m., ovviamente senza esaurirsi completamente, pena la perdita di ulteriori posizioni. L'equipaggio che prende la testa potrebbe, se raggiunto in scia da altri, prodursi in un ulteriore alluno verso i s00/600 m. per cercare di "scrollarsi di dosso" equipaggi che per raggiungerlo hanno speso molto. Questa tattica a volte centra il bersaglio. Entrando nell'esame pi dettagliato di questa fase della gara, bene osservare alcuni accorgimenti. Anche se questo tratto deve essere percorso molto velocemente, nella distribuzione dello sforzo si deve tenere conto che la gara dura comunque 10 Km. e questo vale anche per gli equipaggi pi forti. Occorre quindi prendere un passo accessibile alle proprie forze. Il pericolo principale di questa fase quello di rimanere intrappolati e sballottati dalle onde e dalle scie che si accavallano provocate dalle canoe che precedono. In questo caso bene portarsi all'esterno uscendo dalle onde, ed una volta in acqua liscia cercare di rimontare le scie partendo da lontano, per tentare l'avvicinamento a chi precede o per evitare di prendere ulteriore distacco. La scelta tattica in questa fase pu far guadagnare o perdere delle posizioni e magari condizionare anche l'eventuale vittoria. In questa parte della gara 1'atelta deve essere molto concentrato, non sbagliare nulla e non concedere spazio agli avversari, pena una classifica modesta. Si evidenziano allora due comportamenti diversi per l'equipaggio che conduce e per quello che segue. Il primo deve fare il suo passo senza mai rinunciare alla testa del gruppo, soprattutto se non si conoscono le reali forze in campo, ma tirando al )5% , tenendovi sempre un po' di riserve di ener~=ia per even   tuali scatti o allunghi degli avversari soprattutto in prossimit del giro di boa. li secondo (o i secondi) devono porsi bene in scia laterale e "riposarsi" al massimo prima del giro di boa: anch'essi per devono stare attenti al comportamento di chi tira onde evitare e controbbatere tempestivamente ad azioni tattiche dell'avversario tendenti a staccarlo. La Scia Viene definita "scia" l'azione con la quale una canoa sfrutta l'onda pro ocata da un'altra imbarcazione e si lascia trasportare dall'onda stessa per la sua componente in "discesa". Nei tratti rettilinei la scia. assume molta importanza perch consente all'atleta di riposarsi per intraprendere azioni tattiche successive. Nell'economia e nella distribuzione dello sforzo molto importante mantenere e sfruttare la scia sino alla fine della gara. soprattutto quando il lotto dei concorrenti molto uniforme. La scia pu essere laterale e posteriore semplice, oppure laterale doppia o laterale e posteriore, oppure mista. Quest'ultima detta anche tripla quella pi favorevole. ma anche pi difficile da mantenere, in quanto il canoista costretto a costanti manovre di timone e deve essere molto "sensibile", duttile alle frequenti variazioni nel ritmo di pagaiata, nonch abile a non farsi chiudere. Tutto sommato una buona scia laterale ancora quella che d la maggior sicurezza per essere mantenuta. Nella doppia e tripla scia infatti si pu essere chiusi e se non si pi che bravi a sentire l'onda si pu spesso pagaiare in condizioni d'acqua a volte "molle" a volte "dura" rompendo cos il ritmo dell'azione. Per "entrare in scia" esistono alcuni modi legati ai rapporti ed alle rispettive posizioni delle due imbarcazioni. Se le due canoe sono appaiate, quella che intende prendere la scia deve avvicinarsi all'al Vari tipi di scia F.I.C.K. tra, lasciarla avanzare sino a porre la prua all'altezza del pozzetto della canoa avanti, a circa 7t)/9(1 cm. di distanza. Questi dati sono multo variabili e dipendono dalla massa dei due equipaggi. dall'acqua. dal vento, ecc. Ovviamente un equipaggio leggero mantiene meglio la aria di un equipaggio pesante, mentre e pi difficili il contrario. Quando si in scia laterale di solito si deve pagaiare alternati immergendo per esempio, la pagaia destra quando chi tiro immerge la sinistra. Cos facendo non ci si tocca con le pagaie e .i controlla meglio lazione di risucchio dellonda. In Cl si (leve pagaiare cercando sempre di orientare la prua un po' "fuori" evitando di essere risucchiati dall'onda rhu '.tira lutto" della barca che precede, Nella corretta esecuzione della manovra le barche \ iaggiano parallelamente con la prua della barca che segue quasi all'altezza della coperta della barca che "tira", cos che l'onda sollCv,t la poppa. Correzioni dello direzione si effettuano inclinando le,2,1ermente la barca dalla parte del cave dell'onda ed aiutando con la pagaia. La canna che segue va ad un ritmo di colpi inferiore eli 5 palate/minuto. La posizione migliore per anelare ,a scia si ha quando si pub pagaiare dalla stessa parte della barca avanti. in caco contrario per correQ2ere la direzione si inclina le_Lermente la canoa dalla parte della barca avanti. In tale posizione aumenta il numero di colpi e si rimonti le( germente a fine palata. In C2~ si pu stare sia da una parte che dall'altra. ma la migliore posizione subito dietro allo barca avanti. sulla linea mediana, il che non comporta manovre di correzione. La prua a80/120cm. dalla poppa della canoa che precede ed il ritmo di pagaiata lo stesso". (eia "La tecnica della paguiut;t in canadese" di T. Tatui  Canoa Ricerca anno II I n. 5 FICK). Se si staccati di parecchi mari. invece. per entrare in scia non si dc ve risalire da dietro I'equipa`T2iu che sta av tinti. ma spostarsi lateralmente e sino a ttovarc l'acqua lisci;r, sfruttare la scia anche se lontana e piano piano avvicinar>i sino a ra22iun`Tcre la puizium di ,eia laTel'ale CI~1s11W1. Se ci si ti trova in scia posteriore o molto vicini allequipaggio che precede, ma dietro, per ' con quistarc la scia laterale si deve con azione decisa e qualche colpo di buona intensit "tagliare" con la prua l'oncia laterale della canoa che precede sino a che, dopo un brevissimo tratto in "salita" la canoa non si dispone di nuovo in discesa, a questo punto si accosta in posizione classica di scia laterale. Nell'azione di ayancio in scia si deve realizzare l'operazione in modo rapido e deciso, altrimenti I'eduipayzgiu che precede potrebbe rendere vano il tentativo aumentando lievemente l'andatura. custrim_,endu "sempre in salita" ed esaurendo anticipatamente l'avversario. Durante la gara esistono comportamenti diversi per quanto riguarda la scia quando si percurre il tratto rettilineo u quando si sul giro di boa. Inoltre esistono azioni tattiche sia da parte: di "chi tira" sia da parte di "chi tirato". Esaminiamo ora alcuni modelli tattici relativi al tratto rettilineo. rimandando ;li altri al paraoraFo relativo al giro di boa. Cercher inoltre di sintetizzare brevemente il comportamento da adottare per "staccare di scia" e quello per "non tarsi staccare". anche se la casistica a questo proposito vastissima, e le soluzioni legate alle diverse situazioni che si possono venire a creare, all'istinto del canoista. alla sua esperienza maturata in allenamento e in giara. Gli allenatori devono dedicare tempo alle spiegazioni teoriche delle varie tattiche. avvalendosi di grafici, ma anche della simulazione in allenamento di diverse situazioni di `;ara. L'atleta deve comunque seguire due regole fondamentali quando in scia: a) guadagnare e mantenere la scia laterale puntando sempre al l~ del gruppo: b) non creare condizioni tali da tarsi chiudere, isolare o staccare, preparando sernpre "anticipatamente" alla situazione che si prevede pulsa instaurarsi. Spesse volte si assiste ad errori di valutazione tattica legati all'inesperienza, ma soprattutto alla mancanza di anticipazione .. ragionata di ci che potr accadere dopo poche decine di metri o sul prossimo giro di boa o addirittura al termini della Vara: e questi errori a volte condizionano il risultato finale al di l del v alare atletico reale dell'equipaggio. Qui di seLuito elenco alcune soluzioni tattiche: F.LC.K. 1) Chi tira deve: a) procedere a zigzag disturbando chi in scia, costringendo a continue correzioni con il timone e "mettendolo in acqua dura e molle" cercando cos di romperne il ritmo di pagaiata e di affaticarlo; b) deviare lievemente verso destra o sinistra aumentando l'andatura e costringendo chi in scia ad arretrare leggermente, per poi repentinamente cambiare direzione allungando o scattando allontanandosi dall'avversario, per poi eventualmente riportarsi sulla stessa linea mettendo questi sulle onde; c) in prossimit del giro di boa mantenere saldamente la testa, magari guadagnando il diritto di precedenza, e innalzare la soglia attentava; dj se un passista, come spesso accade, mantenere un ritmo sostenuto e non fare il Gioco dell'avversario che general mente un buon velocista. 2) Chi sta in scia deve: a) trovare la giusta posizione di scia, evitando posizioni affaticanti, e riposare al massimo: b) porsi sempre nella situazione di antici pare qualsiasi azione dell'avvrsario; c) non lasciarsi impressionare o condizionare dalle azioni di disturbo sopra descritte, ma reagire prontamente prendendo eventualmente l'iniziativa; d) in caso venisse staccato da un'azione tattica non perdere la scia, ma tenerla allargando e arretrando, per poi rientrare gradualmente se l'avversario demorde dal suo intento: e) se chi tira pare essere in crisi si pu tentare di staccarsi in due modi: o passando a tirare per poi realizzare una delle azioni descritte, o direttamente uscendo di scia scattando molto forte allontanandosi dall'avversario che deve essere messo il pi rapidamente possibile in difficolt ed in contro scia. Quelle descritte sono ovviamente soluzioni di massima ed indicative. suggerite a titolo di spunto per ulteriori approfondimenti tattici. Il giro di boa II giro di boa il momento forse pi spettacolare e pi tecnico delle gare di fondo. Esso tracciato da 4 0 5 boe come da regolamento, disposte in modo da creare una curva continua e regolare per una distanza oscillante dai 200 ai 300 metri circa a seconda del diametro del giro stesso. A volte, specialmente in campi non stabili, le boe possono assumere posizioni non proprio regolari e costringere spesso gli equipaggi a brusche rettifiche della curva. L'equipaggio che affronta il biro di boa deve dunque trovare un'impostazione di curva il pi regolare possibile. "anticipando" sempre un poco la curva sulla boa: cos facendo lavora il meno possibile con il timone. Per migliorare l'azione di curva si pu inclinare un poco la barca a destra e rinforzare leggermente la passata in acqua a destra (visto che il giro sempre in senso antiorario). Comunque un buon equipaggio di kayak dovrebbe riuscire ad eseguire il giro di boa con una leggera deviazione del timone ed inclinando un poco la barca, ma continuando a pagaiare regolarmente. Per il Cl il discorso si complica a seconda che l'atleta sia destro o sinistro: nel primo caso si deve allargare la pagaiata all'attacco e chiuderla nel finale inclinando la canoa a destra, nel secondo caso si deve accentuare la timonata descrivendo una "C" rovesciata e inclinando maggiormente la canoa. In C2 si inclina la barca a destra e se il n. 1 destro questo pagaia in fuori, mentre il n. 2 pagaia sul bordo descrivendo una "C" rovesciata; se invece il n. 1 sinistro questi tira pi indietro, mentre il n. 2 tira pi in fuori e verso poppa. Non sempre per il giro di boa avviene in maniera indisturbata, ma il pi delle volte viene affrontato contemporaneamente da due o pi equipaggi. Evidentemente in questo caso la curva da effettuare ampio campo di applicazione tattica per tentare di staccare gli avversari, romperne il ritmo di pagaiate, o comunque metterli in difficolt affaticandoli, queste azioni tattiche iniziano spesso prima del biro. Generalmente il primo giro di boa quello pi combattuto per la presenza di molti equipaggi, infatti anche atleti di medio valore possono spes so reggere il passo dei primi per 1000/100 m. Sudi altri giri nella norma si ha meno battaglia e spesso rimangono assieme quegli equipaggi che si giocheranno la volata finale. Le azioni tattiche sul giro di boa si possono raggruppare in tre fasi. e precisamente:  prima del giro e sulla prima boa:  sul giro di boa;  sulla ultima boa e appena fuori dal giro, distinguendo ulteriormente quelle di "chi sta avanti e tira" da quelle di "chi sta dietro in scia interne o esterna".  Prima del giro di boa e sulla prima boa: (100/ 200/300 m. circa a seconda dei casi) generalmente si assiste ad un incremento spontaneo dell'andatura: infatti sia chi tira. sia chi segue. tende ad assicurarsi o a mantenere posizioni accettabili per la precedenza sul giro. Spesso basta che un equipaggio aumenti leggermente il ritmo avanzando con la sua prua. per scatenare la reazione degli altri. A volte quando il gruppo consistente numericamente. gli equi e~ p,,0 in scia pi arretrati, per prevenire azioni age, tattiche sul giro tendenti a chiuderli, se sono all'interno, o a staccarli se sono all'esterno, si producono in veri e propri scatti cerca. do di portarsi il pi avanti possibile e magari "chiudere" a loro volta altri equipaggi. Fra l'altro occorre valutare anche, in questa vasta casistica, il personale grado di affaticamento raggiunto, la valutazione del grado di affaticamento degli altri, il margine di incremento della propria velocit, e le abilit proprie e altrui nel destreggiarsi sulle scie e sul giro. Occorre quindi ad esempio diffidare di atleti ritenuti forti che stanno in scia dietro. come anche di atleti veloci che si portano vanti per rallentare il ritmo e il passo di gara, per poi prodursi in allunghi fulminanti. Prima del giro di boa quindi: 1) Chi tira deve: a) rinforzare il suo passo controllando a destra e a sinistra; se questo incremento avviene da lontano ancora sul passo bisogna per stare attenti a non tirarsi dietro equipaggi veloci che potrebbero impensierire prima del giro: CANOA RICERCA 'v I I b) eventualmente negli ultimi SO/100 m. prima del giro scattare "chiudendo" quelli in scia interna (sempre con la massima correttezza. in conformit al regolamento e sicurissimi della propria precedenza): c) cercare sempre di entrare per primo e guidare cos il giro, in quanto potendo procedere vicino alle boe si percorre meno strada e si limitano i pericoli di attacco portato da altri che, cos facendo, sono comunque e sicuramente in maggiore difficolt. Per coloro che sono in scia prima del giro occorre considerare se essi sono in scia "interna" (alla sinistra di chi tira) o in scia "esterna" (alla destra di chi tira). Vi sono pareri discordi su quale sia la posizione migliore per affrontare poi il giro. All'interno si percorre meno strada. masi pu essere chiusi se si perde la precedenza; vi possono stare atleti molto forti che regolarmente passano a tirare prima del giro entrando per primi. All'esterno si percorre pi strada, si pu essere disturbati da azioni tattiche dell'avversario che tira, ma volendo si pu mantenere la scia e non perdere posizioni come quando si chiusi; si pu restare estranei ad eventuali abbordaggi di chi resta chiuso con chi tira, e a volte approfittando della situazione prendere la testa; in questa posizione possono rimanere atleti veloci, opportunisti bravi a sfruttare la scia. La scelta della posizione di scia quindi legata alle caratteristiche tecniche, tattiche ed agonistiche dell'atleta, ma a volte "ci si trova" non volutamente nella posizione indesiderata. In questo caso si deve modificare in rettilineo la propria posizione o adottare strategie tattiche prima del giro o sulla prima boa di questo. 1) Chi in scia interna deve: a) portarsi a tirare; b) guadagnare assolutamente la precedenza "certa" con un elevato margine di sicurezza; c) se chiuso prendere la scia posteriore e ri manere "incollato" al suo avversario: d) valutare attentamente la situazione fat o  FA.C.K. tica che si viene a creare approfittando eli per le onde e la contro scia. fattori contingenti. senza mai perdersi 2) Chi in scia interna deve: d'animo rinunciando o rallentando. a) mantenere la precedenza su ogni boa, ?) Chi in scia esterna deve: costringendo chi tira (se corretto) a a) portarsi avanti a tirare col eventualmen percorrere pi strada; te "chiudere" sempre che riesca a _guada h) cercare di prendere la testa fra una boa gnare la preceolenza: e l'altra (molto difficile se non in presen b) mantenere saldamente la scia qualun za eli qualche avvenimento contingen que cosa accada. "anticipando" l'azione te): di curva eli chi tira. anche se si fa pi stra c) se chiuso entrare in scia posteriore timi da e molta pi fatica (anticipare I;t curva tando il danno. significa uscire eli scia portandosi con la 3) Chi in scia esterna deve: prua pi avanti del pozzetto della barca a) mantenere saldamente la scia anticipan che precede. allargare per poi riportarsi do la curva e le azioni di disturbo dell'av in scia quando chi sta avanti timona): versario; c) anch'eLli deve valutare attentamente le b) eventualmente prendere la scia poste situazioni tattiche che si vengono a crea riore e mantenerla a tutti i costi durante re se si in gruppo, e spesso come prece il `Tiro stesso. dentemente visto potrebbe tornare a suo favore: Sull'ultima boa e appena fuori dal giro si pos d) se si in scia esterna. con pi di un equi sono valorizzare le azioni tattiche precedenti o paggio a sinistra (ultimo della fila in scia) anche vanificarle. Spesse volte, a seconda di 1,1 situazione molto difficile da risolve come avvenuto il giro di boa, e del Grado di re. ma si pu eventualmente tagliare sforzo prodotto. questa fase assume caratteri dentro cercando di prendere la scia po stiche diverse. Se il giro stato molto combat steriore di chi tira o se il Viro non tirato tuto appena fuori si mantengono le posizioni cercare di mantenere la posizione riman acquisite, mentre se stato relativamente tran dando la opportuna rimonta e il cambio quillo per alcuni, ma difficile per altri che ban di posizione sul rettilineo" successivo no dovuto lottare per mantenere certe posizio (permane comunque una situazione ni. si pu spesso assistere ad un tentativo di spesse volte con riscontri negativi) fin=a con azioni tattiche descritte nella parte terminale del giro, sull'ultima boa e nei primi Sul giro di boa le tattiche da elaborare sono si 30/100 metri fuori dal giro stesso. Si possono mili a quelle viste precedentemente per l'in e~ idenziare i seguenti comportamenti: gresso sulla prima boa del giro. ma con le op 1) Chi tira deve: portune varianti: a) soprattutto nella seconda parte del giro 1) Chi tira deve realizzare azioni tendenti a prodursi nelle azioni tattiche gi viste; staccare chi in scia: b) se ha un avversario in scia interna, met a) se si ha in scia Lui eduipa`_;io all'interno terlo in difficolt sull'ultima boa e poi al si deve cercare di chiuderlo su ogni boa; lungare appena entrato in rettilineo, co b) se all'esterno condurre la curva in stritLendo l'altro ad una eventuale ri modo meno lineare con deviazione bru monta di scia: sca a sinistra in prossimit della boa e re c) se ha un avversario in scia esterna, ormai lati,, o rinforzo o scatto (l'altro si trover pu fare poco, e conviene stabilizzare la sull'onda laterale e in direzione non pa situazione portandosi egli stesso in scia rallela alla prima imbarcazione): sul rettilineo e riposarsi. c) se in scia posteriore. procedere ad an 2) Chi in scia interna deve: datura irre;olare e a zi~;zao cercando di a) non fidarsi della posizione raggiunta e mettere in~;ranele difficolt chi seiue, lottare sino all'ultima boa;  CA\()A RIC'h:R(' 1 \ I 1 3) Chi in scia esterna deve: a) consolidare la propria posizione ed evitare di passare a tirare. ma rimanere in scia e riposarsi. Appare molto evidente come la tattica illustrata sia estremamente variabile. ma attuabile con il K1 e K1 meno in K1 dove le azioni tattiche assumono a volte difficolt elevate e si assiste a manifestazioni di grande abilit da parte dei capovoga. che il pi delle volte anticipano la situazione imminente o non si fanno ingannare dalla tattica avversaria. In canadese la tattica di ;iro molto limitata o relativa all'abilit dell'equipaggio. Solo in campo internazionale a volte si assiste ad azioni tattiche, che spesso partono per da errori compiuti dall'equipaggio che resta dietro. Con equipaggi di canadese mediamente esperti a volte preferibile girare in scia posteriore o cercare acqua liscia dove manovrare meglio. per recuperare poi la scia appena fuori dal giro di boa. I L'ultimo rettilineo I Terminato l'ultimo giro di boa gli equipaggi devono affrontare l'ultimo rettilineo prima del traguardo. Sino a qualche anno fa, per regola mento, gli ultimi 1000 m. dovevano essere per corsi dadi equipaggi mantenendo una distanza laterale di almeno 5 m., e non si poteva sfrutta re la scia. Ora invece questa regola stata tolta e si pu rimanere in scia sino all'arrivo. Ovvia mente questo tatto ha modificato in parte la tattica finale di gara. Effettivamente ora ci si trova di fronte a due soluzioni: 1) staccare anticipatamente l'avver sario (o avversari): 2) sfruttare la scia sino al ' l'ultimo istante per poi scattare fortissimo nel finale. Occorre per fare alcune riflessioni: innanzitutto su quanto hanno speso gli atleti durante la gara, sulle loro doti fondamentali (se passisti o dotati di spunto), su come si svol ge questo ultimo tratto (intensamente o tatti camente). L'atleta con passo molto forte pu risolvere la gara a suo favore staccando gli avversari prima dell'ultimo rettilineo e fare un arrivo isolato oppure lasciare sfogare l'altro (u altri) illudendolo di poter vincere, ma poi partire in pruoressione uscendo negli ultimi metri. Per questo tipo di atleta comunque l'ultimo rettilineo deve essere preceduto da un lavoro continuo di sollecitazione degli avversari, per costringerli ad un passo per loro troppo forte. Per l'atleta dotato di grande spunto in velocit ovviamente la tattica migliore quella di aspettare in scia gli ultimi 21)0/100 m., anche se corre il pericolo divenire sottoposto ad un passo troppo sostenuto che logora le sue risorse e di non farcela ad uscire dalla scia. Intatti lo stare troppo in scia abitua l'atleta ad "un'acqua sempre molle" e quando si esce sull'acqua normale si "sente troppo dura, e questo fatto in finale di gara. quando si al limite delle risorse energetiche, pu essere fatale e non consentire il raggiungimento della velocit desiderata. Inoltre occorre ricordare come ormai l'orientamento comune sia quello di far svolgere la gara di fondo a soggetti dotati di grande passo. ma anche di elevata potenza aerobica, e quindi non si assiste pi a scatti brucianti nel finale, ma piuttosto ad allunghi progressivi con passo molto simile a quello dei 1000/500 m. La tattica di questo tratto quindi lasciata alla capacit dell'equipaggio di gestire la distribuzione dello sforzo e di meditare l'utilit di sfiancare chi in scia se si tira, o bruciare il minor volume di energia se si in scia. Non ultimo la valutazione attenta del momento in cui scattare, poich spesse volte pu essere troppo presto o troppo tardi'. II gioco di squadra Mi pare utile spendere due parole anche sulla possibilit tattica del gioco di squadra, quando in gara vi sono pi equipaggi della stessa societ. Tutte le applicazioni tecnicotattiche illustrate possono essere applicate da un equipagOio per favorire la fuga o il semplice avanzamento dell'altro. A questo proposito spesso uno dei due equipaggi si sacrifica per l'altro soprattutto quando la scelta tattica proietta l'altro alla vittoria o ad un buon piazzamento. inutile quando i due equipaggi sono molto dietro ed allora preferibile che ciascuno faccia la propria gara. II gioco di squadra deve comunque avvenire nel rispetto rigoroso del regolamento e con la massima correttezza, lavorando di pi sul logorio dell'avversario, che su azioni al limite del rcuulamento. Spesso l'equipaggio pi debole che si sacrifica per il pi forte, ma pu anche accadere che il pi forte aiuti l'altro a guadagnare una migliore posizione. La preparazione tecnicotattica La gara di tondo deve essere preparata innanzitutto con l'allenamento specifico di tipo aerobico, con una accentuazione in fase di rifinitura della potenza aerobica e capacit lattacida. Ma al di l del discorso fisiologico si possono realizzare allenamenti specifici per preparare le azioni tattiche e predisporre il soggetto anche psicologicamente alle situazioni spesso neoative che dovr vivere nel corso della gara. Ideale comunque sarebbe abbinare l'allenamento fisiologico e tecnico con quello tattico. Qui di seguito offro alcuni modelli di allenamento che possono essere ampio campo di evoluzione apportandovi modifiche o, lavorando con la fantasia, arricchirne il numero. a) Esercizi per la partenza: 1  auto allinearsi e partire dando il via uno alla volta a turno; 2  al "via" partire cercando di allontanarsi dal compagno/i che devono rincorrere e prendere al scia della "lepre"; 3  dare il "via!" mentre gli atleti stanno paoaiando indietro, o mentre manovrano lateralmente con la pagaia, o con la pagaia appoggiata sul pozzetto, ecc., 1  far partire un equipaggio notevolmente arretrato costrindendolo ad eseguire la partenza in acqua mossa o in controscia; 5  utilizzare pi equipaggi che partono avanti costringendo chi dietro a partire tagliando le scie, raggiungere a destra o a sinistra l'acqua liscia e portarsi in scia a chi sta avanti. b) Esercizi per il passo: 1  procedere sul passo (abbastanza forte) a e.r.c.h.  slalom continuo fra boe poste a distanza di 20/ ?5 m. lavorando con il timone e con l'inclinazione della barca: 2  lo stesso esercizio a coppie uno in scia all'altro e poi cambiare: 3  lo stesso esercizio ma su percorso stabilito: 2()0() m. a cronometro, sia individualmente che a coppie cambiando chi tira ogni 500 m. .f  percorrere ?0()0 m. a cronometro con compagni che partono ogni 5(lU m. (uno sempre diverso) costrinoendo a prenderne lascia o a non farsi staccare:  lo stesso esercizio continuando con il proprio passo senza aumentare di colpi, ma soltanto rinforzando in acqua. per non lasciarsi condizionare (cercare sempre l'acqua liscia). c) Esercizi per la scia: 1  dalla scia posteriore rimontare in scia laterale, sia sul passo o sull'allungo, o sullo scatto di chi precede; 2  partendo arretrati rispetto a equipaggi avanti che procedono di passo (non eccessivamente torte) risalire le scie sia lateralmente. sia da dietro: portarsi in scia laterale: 3  procedere in scia laterale, posteriore, doppia, tripla, cambiando ogni X00/300 m. la reciproca posizione; 4  come il precedente esercizio, ma chi tira, a stessa. e) Esercizi per l'ultimo rettilineo: 1  a coppie su un passo abbastanza elevato, uno in scia all'altro, quello in scia scatta e cerca di staccare l'altro, si insiste sino all'esaurimento (quando uno dei due desiste):  come il precedente esercizio, ma a scattare chi tira: 3  ripetere i due precedenti esercizi modificando la direzione della canoa oppure mantenendo la stessa distanza: 1  su 1()()() m. chi tira effettua un n. stabilito di scatti condenti a scattare chi in scia:  come il precedente, ma staccati di scia; chi non scatta cerca di mantenersi appaiato o recuperare solo rinforzando la passata in acqua. Ovviamente tutti `ili esercizi proposti devono essere realizzati in base alla preparazione degli atleti, al loro bagaglio tecnico, alla loro abilit e alla loro motivazione nel preparare la gara di tondo. Aspetti psicologici e conclusioni Per le gare di tondo occorre considerare brevemente anche gli aspetti psicologici che questa competizione comporta. Si potrebbero identificare tre fattori di natura psicologica: piacere, scatta per 30 colpi e poi riprende il  il fattore caratteriale ed emozionale; passo e cambia posizione di scia: s  come il precedente esercizio, ma a scattare chi si trova in una stabilita posizione di scia (anche difficile per uscire), o scatta chi si sente, a sorpresa. d) Esercizi per il giro di boa: 1  eseguire il Giro di boa alla massima velocit per intero: 2  lo stesso esercizio ma scattando da una boa allaltra per poi recuperare il tratto successivo sino alla prossima boa dove si riparte: 3  a 100 m. prima del giro scattare molto forte, eseguire il giro a passo di gara, e sull'ultima boa scattare ancora per 100 m.: 4  eseguire il giro per met alla massima velocit: o la prima parte o la seconda:  5  su ogni boa impostare la curva allargando e poi scattando (10 colpi) chiudere sulla boa  il fattore associativo, elaborativo ed antici patore.  il fattore cognitivo. Infatti l'atleta che affronta la Gara di fondo generalmente lo fa perch gli piace, o perch torte in questo genere di oara e quindi ottenendo mi2liori risultati trova una pi ampia Gratificazione. La gara di fondo f spesso soffrire e quindi occorre una certa "voglia di soffrire", ed essere caratterialmente portati a questo. C' chi trova soddisfazione quando vince una gara dura, che richiede sacrificio nella preparazione, quasi che il "volume della giara" sia proporzionale al "volume delle emozioni". Quindi il "fondista" sempre un atleta molto determinato, che non rinuncia mai, che non si accontenta, che vuole sempre migliorare se stesso anche in caso di sconfitta. Nelle Gare di fondo inoltre abbiamo visto l'importanza di decidere rapidamente la propria risposta tattica. e quindi l'atleta viene stimolato in gara ad associare rapidamente il comportamento altrui al proprio, a elaborare risposte adeguate. ma soprattutto ad anticipare la tattica degli avversari. La gara di fondo un tipo di competizone nel corso della quale si sempre costretti a pensare. ragionare. elaborare soluzioni e realizzare risposte sempre un "attimo prima" dell'altro. Non trascurabili. ma di estrema importanza sono le conoscenze, le esperienza, gli apprendimenti cognitivi vissuti dall'atleta sia in cara che in allenamento. ma anche in momenti di studio teorico. Infatti occorre "sapere cosa fare" prima di viiere esperienze agonistiche del tipo considerato. A conclusione di queste note sulla tecnica e tattica delle gare di fondo terrei a precisare come un buon fondista debba essere prima di tutto dotato di tutte quelle capacit utili per questo tipo di gara: dalle fisiologiche alle psichiche, ma poi anche costruito per valorizzare queste sue doti con allenamenti specifici, tendenti ad arricchirlo tatticamente. bene precisare come la preparazione specifica di natura fsiologea sia la base della prestazione, e anche il presupposto per.il miglioramento tattico dell'atleta. Sarebbe illusorio preparare un equipaggio solo tatticamente e non fisiologicamente! Occorre infine ribadire fermamente come le basi di una buona capacit di affermazione nel fondo si debbono costruire in et giovanile. La ricchezza di stimolazioni e adattamenti cui il govane canoista viene sottoposto praticando il fondo e preparandosi per esso spaziano dall'area fisiologica. a quella condizionale, dalla coordinativa alla psicologica. Preparando i giovani sul fondo si gettano sicuramente delle fondamenta molto solide per la loro futura carriera canoitica. Queste basi consentiranno loro di spaziare su tutti i tipi di gara previsti in canoa con ottime possibilit di successo. Infatti gli atleti che si formano sul fondo sono pi duttili, adattabili in equipaggio e complessivamente pi abili, pi costanti nel rendimento e certamente pi di altri longevi per quanto riguarda la loro carriera canoistica. Cesare Beltrami Dal 1958 al 1968 svolge con la Canottieri Bissolati attivit canoistica conquistando 17 titoli italiani: sempre finalista ai Campionati del Mondo si classifica 6 e 8 alle Olimpiadi di Tokio e di Citt del Messico. allenatore di la categoria della FTC.K. e componente la Commissione Nazionale Allenatori/Istruttori. Si diploma all'I.S.E.F. d Cremona nel 1968. FA.C.K. della Dott.ssa Gabriella Covacci e del Prof. Roberto D'Angelo LA PSICOLOGIA IN CANOA la parte Il ruolo della psicologia nella formazione dei tecnici e nell'allenamento degli atleti. Prime puntualizzazioni teoriche ed esemplificazioni. C' in effetti una continua evoluzione circolare e ripetitiva tale per cui la propria epistemologia determina ci che uno vede. questo determina ci che uno f. che determina ci che succede nel proprio mondo che poi aiuta a determinare la propria epistemologia. Dedicato a Vlilton Erickson "A diciassette anni fui colpito dalla poliomelite e rimasi immobile nel letto senza pi sentire il mio corpo. I medici mi dissero che non sarei pi statu in grado di camminare..." in meno di un anno camminava con le grucce. e, convinto che un via=aio in canoa constituisse l'esercizio fisico pi appropriato. part in giugno con una canoa di cinque metri. indossando un costume da ba,_lno. Non aveva nelle gambe la forza sufficiente per titet fuori la canoa dall'acqua. ed era in grado di nuotare per soli pochi metri. Via~,g per i laghi di !Madison, gi per il fiume Yahara, arriv al Mississipi e lo discese tino a poche miglia da St. Louis, poi risal il fiume Illinois .... alla fine dell'estate aveva percorso 1900 chilometri. quasi senza provviste e senza denaro, in uno stato di debolezza tisica, tale C k\0 \ RICERCA \ I I che all'inizio riusciva appena a pagaiare per poche miglia nel senso della corrente senza essere vinto dalla fatica. AI ritorno la sua circonferenza toracica era aumentata di quindici centimetri. era in brado di nuotare per un miglio e di remare contro una corrente di sei chilometri orari dall'alba al tramonto. Erickson amava dire che la psicologia un mezzo per aiutare le persone ad estendere i propri limiti, e ha dedicato a questo tutta la vita. Da sempre gli allenatori e ali atleti si sono occoputai dell'efficienza fisica per raggiungere un risultato: tuttavia recentemente si presta una particolare attenzione anche all'allenamento psicologico e mentale, allo studio delle funzioni cerebrali, all'influenza de pensiero sull'attivit fisica e sulle prestazioni. Influenzamento e rinforzo, circolarit dell'allenamento. Nello schema compare anche il senso della circolarit in quanto l'allenamento pu partire da qualsiasi preparazione per proseguire poi a destra o a sinistra. vlolti canoisti vivono la canoa come momento importante per misurare la propria forza, mettendosi fisicamente alla prova con impulsivit. Altri canoisti invece sono razionalmente portati a misurarsi attraverso le proprie capacit tecniche (anche se in percentuale inferiore rispetto ai precedenti). mentre altri ancora sono coloro che inconsciamente utilizzano strategie comportamentali maggiormente organizzate a livello psicologico. per affrontare con efficacia le varie difficolt che si incontrano in ;ara. Nella circolarit dell'allenamento quindi, non tanto importante iniziare da un certo tipo di preparazione o da un'altra. ma necessario evitare che il sistema umano rimanga sbilanciato per carenze di preparazione; in uno dei campi, portando contemporaneamente svraccarico agli altri. AI suo momento la psicologia arricchita da modelli teorici di riferimento che spaziano dalla psicoanalisi alla sistemica, e ognuna di esse ha il suo raggio di conoscenze, i suoi metodi. le sue tecniche, i suoi ricercatori e i suoi specialisti. Qui noi voliamo puntualizzare e soffermare l'attenzione su alcune tecniche (semplificate il pi possibile). ritenute non solo valide, ma atte ad essere sperimentale sia dagli atleti, meglio se sin da giovani. sia dagli istruttori/allenatori. IL modello a cui faremo pi spesso riferimento (Programmazione Neurolinauistca P.N.L.) tratta del modo di scomporre e ricomporre il comportamento per trasformarlo in sequenze efficaci e comunicabili. Evidenzieremo alcuni dei possibili strumenti con i quali poter analizzare. e incorporare o modificare sequenze di comportamento proprie o che capiti di osservare in un altro sportivo. Osserveremo le componenti della percezione e del comportamento. che rendono possibile la nostra esperienza, nonch il procedimento fondamentale usato da tutti ali esseri umani per codificare. trasferire. guidare e modificare il comportamento. Un dato stimolo sensoriale in entrata viene elaborato con una sequenza di rappresentazioni e strategie e ne deriva uno specifico risultato comportamentale. Modello cibernetico dell'esperienza e del comportamento soggettivo E.I. = esperienza interna R.I. = risposta interna C.E. = comportamento esterno A. S. = apparato sensoriale Lo schema rappresenta l'individuo nel suo complesso. L'informazione in entrata (INPUT), viene recepita attraverso l'apparato sensoriale (A. S.), a questo punto l'informazione, passa per l'esperienza interna (ET), che a sua volta porta ad una risposta interna dell'individuo (R.L), prima di diventare comportamento esterno (C.E.). In altre occasioni il percorso pi breve perch possibile passare direttamente dall'INPUT all'OUTPUT, senza confrontare le informazioni con le precedenti esperienze interne (ET) memorizzate. Nell'affrontare una rapida o un passaggio impegnativo, il canoista recepisce attraverso l'apparato sensoriale (A.S.) le informazioni che provengono dall'ambiente, come la velocit dell'acqua, la sua natura, il rumore che via via aumenta man mano che ci si avvicina. A questo punto sar l'esperienza pi o meno grande (ET) dell'uomo e del "canoista", maturata in situazioni simili, che gli permetter di fare un paragone con quello che vede e sente (R.I.) per poter poi una volta in rapida o in quel particolare passaggio, affrontarlo comportandosi (C.E.) come ritiene pi opportuno. Nel caso di capovolgimento della canoa, pur avendo la possibilit di confronto fra esperienza interna (ET) e risposta interna (R.I.), il canoista passa direttamente al comportamento esterno (C.E.) attraverso l'eskimo, nel caso sia nelle condizioni e nelle capacitdi effettuarlo, oppure uscendo a nuoto per porsi comunque in salvo. In quanto mammiferi, gli esseri umani ricevono e rappresentano le informazioni sul loro ambiente attraverso ricettori specializzati e organi di senso dislocati lungo tutto il sistema nervoso centrale. Queste modalit percettive rientrano in cinque categorie principali: 1) gustativa: 2) olfattiva; 3) visiva; 4) auditiva; 5) cenestesica, quest'ultima si riferice alle sensazio F.LC.K. ni del corpo che possono essere raggruppate in somatoestesiche (sensazioni tattili) e propriocettive o viscerali (sensazioni interne). Ogni categoria si arricchisce per la presenza o meno di relative e specifiche sottomodalit. Negli esseri umani i processi di "decision making" (l'organizzazione del comportamento) sono mediati soprattutto dai sistemi rappresentazionali visivo, cenestesico e auditivo. Sottomodalit dei sistemi rappresentazionali 1) Visivo (V) = colore. movimento, distanza, dimensione. associato, ecc. 2) Cenestesico (C) = interno. esterno. localizzazione, pressione, ecc. 3) Auditivo (A) = volume. tono, direzione, interno, esterno, ecc. 1) Per valutazione visita si intende la valutazione di tutto quanto circonda la canoa e il canoista come ad esempio l'acqua ed il suo colore, la velocit, le onde, i riccioli. ali ostacoli, la schiuma, i dislivelli etc.. e per lo slalomista anche le porte e le paline come punto di riferimento, tutto questo attraverso l'esperienza interna (ET), che predispone il canoista all'attuazione del comportamento motorio (C.E.) pi idoneo. 2) La valutazione cenestesica la valutazione data agli imput che provengono dalle diverse zone dell'imbarcazione e della pagaia, elaborate dal corpo e dal sistema nervoso che poi le memorizza come informazioni. 3) Per valutazione auditiva si intende la valutazione dell'intensit e della provenienza dei rumori dall'esterno. Non va sottovalutata per l'importanza del dialogo interno (canale auditivo) che accompagna il canoista nei diversi momenti della discesa o della Qara come ad esempio il riascolto di raccomandazioni o consigli dei compagni o dell'allenatore, ma anche il suo personale modo di ripetersi frasi di incitamento o di inibizione. Al canoista ad esempio pu essere utile sviluppare una maggior ampiezza di percezione visuale laterale. La visione periferica ;li permetter di coaliere la situazione globale complessa e di collocarsi all'interno del contesto, perce C XVO:X RICERCA W 11 pendo il maggior numero di variabili e su queste regolare le funzioni cognitive di decisione ed esecuzione. Le rappresentazioni sensoriali possono essere generate o dall'esterno, cio dall'immediato ambiente sensoriale dell'individuo, o dall'interno, come nel caso della memoria o dell'immaginazione. importante sin d'ora fare una esplicita distinzione tra una situazione esterna o contesto (rapida del fiume) e la reazione interna della persona a questo contesto. L'individuo, via via che matura, impara a valutare e ad utilizzare l'informazione che Uli giunge tramite un particolare sistema rappresentazionale o da una loro combinazione per affrontare e dare significato a diversi contesti del proprio ambiente sensoriale. Dunque si pu essere condizionati ad impiegare ed affidarsi a taluni tipi di informazioni sensoriali per organizzare la propria esperienza transcontestuale. Ad esempio se un turista vuole cimentarsi in qualche gara di discesa o di slalom. trover nel confronto fra l'esperienza nuova e quelle precedentemente analizzate, punti di incontro, affinit e divergenze che potranno sia ostacolare che facilitare l'apprendimento. Se i fattori dell'ambiente interno (cause genetiche, limitazioni organiche) o esterno (esperienze sociali e ambientali) del bambino dirigono la sua attenzione verso l'informazione ricevuta attraverso un particolare canale sensoriale, pu accadere che l'individuo sin da bambino sia condizionato ad affidarsi a quel tipo di informazione anche in situazioni nuove nelle quali sarebbe pi vantaggioso prestare attenzione a informazioni provenienti da canali sensoriali diversi. F. nelle sue discese in torrente, riusciva ad entrare in zona di "morta" con la massima facilit. La forza negli arti superiori, gli permetteva di risolvere qualsiasi situazione. Nonostante ci la sua azione non era armonica. I1 colpo d'occhi per raggiungere la zona giusta nella quale fermarsi ed il colpo di aggancio effettuato nella maniera pi corretta non era no sufficienti, perch le gambe non aiutavano la zona anteriore della canoa ad avvicinarsi alla pala, agevolando cos la rotazione dello scafo. Infatti F. scaricava sulla trazione della pala tutta la sua forza tralasciando la valutazione cenestesica che gli proveniva dalla zona anteriore della canoa, non conoscendo quindi il lavoro di supporto delle gambe alla realizzazione completa ed armonica delVaggancio. Una persona pu essere eminentemente cenestesica (cio prende le proprie decisioni soprattutto sulla base di come sente le cose), e tuttavia ricevere le informazioni, sulla base delle quali operer, soprattutto dal canale visivo. Le immagini visive attivano sensazioni, o sono trasformate in sensazioni, che comunque determinano la decisione. Chiamiamo sistema guida il canale sensoriale attraverso il quale l'informazione portata all'attenzione di un organismo, mentre parliamo di sistema rappresentazionale principale per indicare in che modo a questa informazione viene attribuito un significato. ( es. quando vedo il salto  `'  sento una stretta allo stomaco  G ). Ogni sistema rappresentazionale forma una rete tripartita: I ) input 2) rappresentazione/elaborazione 3) output Il primo stadio, 1'input. riguarda la raccolta delle informazioni e la ricezione di feedback da parte dell'ambiente (tanto interno quanto esterno). I1 secondo stadio, di rappresentazione/elaborazione, comprende la costruzione della mappa dell'ambiente e la instaurazione delle strategie comportamentali, come l'apprendimento, la presa di decisioni. Faccumulo delle informazioni, ecc. II terzo stadio, l'output, la trasformazione causale del processo di rilevamento rappresentazionale. I nostri sistemi rappresentazionali formano gli elementi strutturali dei nostri modelli di comportamento. evidente che una persona non pu prestare attenzione consapevolmente a tutta l'esperienza sensoriale che riceve, per quanto possa essere in grado di rea=irvi in modo automatico. Test psicologici hanno fissato il limite della nostra attenzione conscia a 7 ? pezzi d'informazione Se ad un principiante noi vogliamo insegnare ad andare in canoa, dovremo tener conto della sua capacit di attenzione, prima di proporgli situazioni che lo impegnino oltre quanto lui possa recepire come numero di informazioni. Se la canoa del principiante stabile, dovr comunque prestare attenzione ai movimenti di rollio ( 1), di becrhe;,,io (2), all'appoggio dei piedi. sullo scafo, e sul poggiapiedi (3) e delle ginocchia sotto la coperta (l). Se poi al principiante diamo la pagaia e cerchiamo di spie(_1arUli come tare a mantenere la direzione, aggiungeremo altri nuovi pezzi di informazione e quindi diventer sempre pi difficile da parte dell'allievo vivere cenestisicamente e visivamente tutto quello che accade. In una situazione del genere, sar facile che parte dei problemi non vengano risolti, perch l'allievo deve fare attenzione a molte informazioni pi di quanto gli possibile assimilare (72). Non vi sono due esseri umani che abbiano le stesse esperienze. II modello che ci creiamo per dirigerci nel mondo si fonda in parte sulle nostre esperienze (vincoli individuali). in parte sulle deformazioni e cancellazioni di parti delle stesse. ossia filtri che il nostro sistema nervoso mette in atto (vincoli neurologici, comuni a tutti), in parte sui sistemi di simboli e di implicite filosofie che chiamiamo lin1yuag;i (vincoli sociali. relativi a specifici contesti). F.LC.6.  BIBLIOGRAFIA Dott. Gabriella Covacci W. R. ASHBY.luuotuzioueallctcibertcetica, Einnudi.To Psicologa, consulente G.S.R. Olivetti (gruppo rino 1971. sportivo ricreativo). Collabora con la cattedra G. BATESON. Verso tat'ecologia della niente, Adelphi. di Psicologia del Lavoro Milano. 1976. R. BANDLER. J. GRINDER. La struttura della magia, Roberto D'Angelo Astrolabio, Roma. 1951. M. ERICKSON. Le stuoie iie dell ipnosi. Astrolabio. Allenatore di l categoria, responsabile della Roma. 1971. Commissione Tecnica Nazionale Canoa Sla B. HOFFMANi. Alanunale di training autogeno, Astrola lom, collaboratore della Commissione Nazio bio. Roma 1980 nale Allenatori e Istruttori della F.I.C.K. G. ,v11LLER. E. GALANTER. K. PRIBRAVL Piatti e Atleta di valore internazionale, ha siglato il striatura del comportamento, F. .angeli, Milano, 1973. P. WATZLAW ICH. J. BEAVI`. D. JACKSON. Prag miglior risultato italiano nel 1972 ad ~ug inatica della comunicazione atnana. Astrolabio. Roma, sburg. in occasione delle Olimpiadi e questo 1971. primato durato fino al 1975. C:\\()> RI<'ERCA ~, I1 19  di 1Vlarcello Standoli OLIMPIADI COREANE: "LA VITA DI TUTTI I GIORNI" Tutto ci che c'era da dire. da scrivere. da vedere dei Giochi di Seoul gi stato tatto ed ormai archiviato. 1 risultati, di ogni sport, sono stati scomposti. analizzati e poi di nuovo sintetizzati ed ognuno ne ha tratto le conclusioni che voleva. anche se i piazzamenti sono sempre restati quelli che i cronometri e gli strumenti metrici avevano sancito. Vorrei invece raccontare qualcosa della vita di tutti i giorni al Villaggio Olimpico. :Ritengo infatti questo l'elemento caratterizzante dell'Olimpiade, dell'universalit di un'Olimpiade, che accomuna atleti. allenatori. dirigenti di tutto il mondo e che crea uno spirito che impensabile se non lo si vive. Ci si accorge, ad esempio e forse con stupore, che i grandi personaggi dello sport. che dalle cronache aiornalistiche appaiono come dei superuomini, pi sintetici che naturali. sono invece persone normalissime. semplici e disponibili. Ed allora perch sorprendersi se. mentre si `7ustano gli ottimi spaghetti del cuoco italiano nel ristorante del `v'illaiLio. Gabriela Sabatini. si avvicina, si siede e comincia a chiedere dell'Italia. delle speranze di medaglie. e raccontare che anche lei. qualche volta. andata in canoa e cos via. Poi che dire della squadra italiana. del tifo. de gli "in bocca al lupo" reciproci. della gioia che euforizza tutto il clan azzurro per una vittoria, per un buon piazzamento, del comune rammarico per un risultato mancato, degli sfott serali. anche piuttosto umidi. verso i vicini tedesci e spagnoli che si avventurano a passare sotto le finestre italiane, dei messagei augurali che gli ospiti coreani hanno scritto in perfetto italiano agli incressi delle nostre palazzine, del famoso calciatore che dopo la mezzanotte con noi a barattare magliette al mercatino del Villaggio, delle rapide sortite a ltaewon per gli acquisti di rito. della rituale caccia ai distintivi, delle congratulazioni che persone sconosciute e nelle lingue pi disparate ci rivolgono per strada, per il solo fatto di indossare la stessa tuta tricolore di Nlaenza, di Cerioni, dei cugini canottieri, di Parisi. del "pazzerellone" Bordin e che ci inorgogliscono, risvegliando un sopito sentimento nazionale. Questa atmosfera di fratellanza e di euforia collettiva ci cattura pienamente fin dal primo giorno. Ed ogni giorno che passa, con l'aumentare delle presenze nel Villaggio, in un crescendo rossiniano di emozioni, ci accorgiamo che il tempo sta scorrendo veloce e che sono prossimi gli avvenimenti pi attesi ed importanti: ecco la Cerimonia di apertura. con il solenne momento dell'arrivo del sacro fuoco di Olimpia: poi l'inizio delle gare con i nostri Bo F. I. C. K.   nomi, Dreossi, Mandragona. Pieri e Scarpa pronti a misurarsi. tra i migliori di tutto il mondo, dopo lunghi e faticosi allenamenti, nel pi elevato ed universale agone dello sport. Una vita di speranza in pochi attimi! Ottimi risultati ed il sincero apprezzamento da parte dei massimi dirigenti dello sport italiano. Male gare son gi terminate. tempo di indos c.moA RICERCA N, 11 Bare la divisa ed andare a far baldoria alla Cerimonia di chiusura, quasi per esorcizzare la tristezza di un'Olimpiade che si chiude. Non resta poi che la fatica, qualche lacrima. pochi rimpianti, e tanta, tantissima voglia di essere gi a Barcellona! HANNYONG H A SEYO ADDIO SEOUL!  Recensione Tecniche A cura di Alessandro Ristori Questa rubrica curer la presentazione di alcuni testi italiani e stranieri che potranno rappresentare un valido contributo tecnico per tenti coloro che vogliono cimentarsi nel difficile corrlpito di insegnare o allenare. Una lettura attenta e critica dei libri, che di volta in volta verranno presentati, contribuir certamente alla forrnazione culturale del nuovo modo di intendere e praticare l'arte della didattica prirncr e dell'allenamento poi, che racchiudono oggi in s presupposti teorici maturati da molte sciente: dalla psicologica alla pedagogia, dall arratornicr alla fisiologia, dalla fisica alla chimica, dalla sociologia alla psicopedagogia, etc. Nostro Ilrter2dlrrletllO L'orYCI essere proprio l'individuazione e la presentazione di quei testi che possano produrre nel lettore, sia esso tecnico, atleta, allenatore o altro quelle riflessioni e analisi critiche per migliorare la propria "cultura" in materici sportiva. "LE CAPACITA COORDINATIVE E L A RESISTENZA" Societ Stampa Sportiva  Roma 1988 Lire 20.000 La Divisione Centri Giovanili Coni in collaborazione con i coordinamenti regionali CAS ha dato vita a questo testo che rappresenta la sintesi di due anni di lavoro concretizzatisi nei raduni regionali polisportivi ai quali hanno partecipato alcune migliaia di istruttori, allievi CGS e tecnici nazionali delle Federazioni Sportive aderenti all'iniziativa. Gli atti di questi raduni sono stati redatti a cura di Gianfranco Franco. Arianna Pittoni, Franca Pozzenu con il coordinamento tecnico scientifico di Paolo Sotsiu. Le 1s0 palline sono divise in due parti. Nella prima si considerano le capacit coordinative mentre nella seconda si analizza la capacit condizionale "resistenza'. Dopo un preciso esame anatomofisiologico del sistema nervoso (unit motoria, impulso nervoso, recettori. corteccia cerebrale, cervelletto. ecc... ) ed una serie di classificazioni, vengono descritte le varie capacit: dalla capacit di equilibrio a quella di ritmizzazione del movimento, dalla capacit di orientamento alla differenziazione spazio temporale, dalla capacit di memorizzazione a quella ideosensomotoria ecc... Questa prima parte si conclude con utili precisazioni riguardanti il rapporto tra abilit motorie e ca pacit coordinative e quest'ultime considerate negli sport di squadra. Nella seconda parte del testo si analizza la capacit resistenza presentata attraverso una interessante classificazione. Si considerano inoltre gli aspetti biologici legati allo sviluppo della capacit. Ma ancor pi interessanti sono le puntualizzazioni che vengono proposte a livello psicolocico portando il lettore a riflettere sulle basi psicologiche della fatica arrivando quindi ad esaminare il serio problema delle motivazioni. Il testo si avvia alla conclusione con utilissime indicazioni sui metodi e quindi sui mezzi per lo sviluppo della capacit in oggetto. Un intervento del prof. Conconi chiude le ultime pagine del libro relazionando sui possibili benefici dell'allenamento in quota negli sport di resistenza. In ultima analisi un testo che, anche se non entra nel particolare focalizza con estrema chiarezza ili argomenti trattati avvalendosi anche dell'aiuto di grafici e di tabelle esplicative. Da tutto ci si pu dedurre come questo libro risulti utile auffi istruttori dei Centri di Avviamento allo Sport come semplice ma valido sussidio didattico che "tenta di spiegare e di chiarire; senza mai problematizzare". F.f.C.IC. 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