Si intitola ‘Gente di Fiume’ ed è il racconto con cui Anna Turra (in foto con il marito Marco Vescovi) ha vinto il secondo premio del Concorso per il Racconto Sportivo indetto annualmente dal Coni. La proclamazione è avvenuta nel luglio scorso, lunedì mattina, nel Salone d’Onore del Foro Italico, a Roma, si svolgerà la cerimonia di premiazione.
Anna Turra bresciana di nascita e pavese d’adozione, studiosa del mondo classico e della letteratura cristiana antica, insegna da molti anni latino e greco al Liceo Classico “Ugo Foscolo” di Pavia e collabora con il CRIMTA, Centro Studi di Drammaturgia Antica dell’Università di Pavia, diretto da Anna Beltrametti. Moglie di Marco Vescovi, pediatra e medico sportivo che segue gli atleti del CUS Pavia, del College Universitario della pagaia e della Canottieri Ticino, madre di tre ragazzi ormai adulti, Michele storico dell’arte, Monica neodottoressa in Medicina, Giovanni studente di Antropologia, da canoista “di penna” ha vissuto la formazione e l’emozione dell’attività sportiva dei figli che, tutti, hanno cominciato da bambini con la canoa kayak sul Ticino e che ora fanno parte dell’equipaggio del Dragon Boat della Canottieri di Pavia. Anna Turra, accanto ad altri contributi scientifici, ha pubblicato nel 2007, per i tipi dell’edizione Ibis, “Storie dalla Snia”, una piccola raccolta di racconti di immigrazione interna, di fabbrica, di spaesamento da cui è stata tratta la pièce teatrale “Macerie” per la regia di R. Traverso.
“L’idea di questo racconto è nata durante una trasferta che ho fatto con mio marito a Szeged – racconta Anna – durante la quale abbiamo incontrato Renzo, canoista e appassionato che mi ha colpito per la sua semplicità, per la sua voglia di impegnarsi nello sport con l’obiettivo di crescere anche nella vita. Sono rimasta affascinata dal suo modo di intendere lo sport della pagaia e in generale lo sport; viverlo da atleta con passione, ma viverlo anche da genitore guardando con emozione i propri figli che pagaiano in acqua. Sono convinta di una cosa che ho anche cercato di mettere in evidenza nel racconto: lo sport è come la vita, si vince ma anche si perde e sono proprio le sconfitte ad insegnare tanto. Accettare anche i momenti negativi, a testa alta, significa crescere e progredire nella vita. Cadere e rialzarsi, l’importante è anche e soprattutto questo. La scelta di partecipare al concorso è arrivata da mio marito e dai miei figli. Marco mi ha spinta ad inviare il racconto, cosa alla quale non avevo minimamente pensato in precedenza. L’ho fatto ed eccomi felice per quello che è successo”.