JOSEFA IDEM: "PARTIAMO DALLA FINE"

librobuonfiPlurimedagliata, Senatrice ed anche scrittrice: ”Partiamo dalla fine" è il titolo del libro (edito da Mondadori) che Josefa Idem ha presentato alle 18,00 di mercoledì 6 Novembre alla libreria Feltrinelli della Galleria Alberto Sordi di Roma; un'autobiografia in cui la nostra campionessa olimpica, ex ministro e attuale senatrice del Partito democratico si racconta, descrivendo il suo modo di affrontare la vita, fortemente segnato dalla pratica dello sport della pagaia.
 
Introdotta da Giovanni Malagò, presidente del Comitato Olimpico Italiano e della società Aniene di cui ha vestito la maglia sociale negli anni dei suoi più grandi successi e accompagnata anche dalla presenza in sala del Presidente FICK e vicepresidente CONI Luciano Buonfiglio, Josefa ha presentato al pubblico i tratti caratteristici del suo nuovo libro, coinvolgendo ed emozionando per circa un’ora e mezza il pubblico presente, scherzando con il Presidente Malagò e svelando divertenti aneddoti sul loro bellissimo rapporto di stima e fiducia.
 
Nel libro sono racchiuse otto partecipazioni olimpiche, da Los Angeles 1984 a Londra 2012 (due volte per i colori tedeschi, sei da azzurra), trentotto medaglie tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei, sei anni da assessore dello Sport a Ravenna (2001 - 2007), due mesi da ministra per le Pari opportunità, lo Sport e le Politiche giovanili nel governo Letta e l’attuale carica al Senato.
 
Una donna che a 48 anni ha rischiato di vincere l’ennesima medaglia olimpica contro atlete che avevano la metà dei suoi anni non può smettere di guardar fisso l’obiettivo, e lei lo sa fare con maestria ed eleganza, nonostante la stanchezza. Nel libro la Idem racconta la sua vita di atleta, di donna e di madre, racconta di quando era la “ragazzina più gracile” ed in canoa arrivava sempre ultima, di quando cadeva per una folata di vento come in Danimarca ai Mondiali del 1993 e di quando quella stessa folata di vento le ha messo al collo l’oro olimpico a Sidney.  “Volevo che la mia Olimpiade impossibile lunga quarantotto anni – si legge nella presentazione del libro – spiegasse che il proprio futuro bisogna saperselo vedere nella testa, senza cedere alla rassegnazione e all’idea che tutto sia predestinato, liberando la mente da leggi assolute, da stereotipi e luoghi comuni, i grandi nemici del coraggio e della fantasia”. L'ex canoista azzurra racchiude in una metafora il suo stato d’animo dopo l’amara vicenda mediatico-politica: "Mamma, mi fa male la carne”, una frase che disse suo figlio e che sarebbe venuta in mente alla Idem dopo le dimissioni, quando rientrando a casa vide appoggiata al muro la pagaia di Pechino.
 
La lezione che ci trasmette Sefi nel suo libro è di non porsi mai dei limiti: il filo che lega le sue prime pagaiate in un canale della Germania Ovest alla tempesta di telegiornali dell'estate del 2013. Durante la presentazione forti sono state le sue parole in apertura: "Si parte da dove si vuole arrivare. Partiamo dalla fine”, frase che suona forte e decisa e che trasmette la sua filosofia di vita, focalizzare l'obiettivo e raggiungerlo pensando sempre a costruire con precisione e sicurezza il percorso sognato. “Ho pianificato il lavoro e arrivata a Sidney guardando la baia ho detto una frase che non avrei mai creduto - racconta Josefa - “Ecco il luogo del mio trionfo”. Era cambiato qualcosa. In una giornata infernale dopo che la gara è stata rimandata per molte volte per il vento e dopo aver mangiato l’unica cosa che mi avevano trovato, un piatto di tortellini, ho vinto. Prima, in partenza, pensavo solo alla sconfitta, a Sidney invece avevo in testa la mia immagine sul gradino più alto del podio. Ed ha fatto la differenza”.

A far la differenza nella sua vita e a formare il suo carattere forte è stato proprio lo sport della canoa, uno sport spesso solitario dove è necessario combattere se stessi prima del cronometro; “uno dei pochi - come ricorda Malagò - dove a far la differenza sono i millesimi di secondo”. Ha saputo trovar l’equilibrio in ogni momento della sua vita ed oggi ha deciso di riempire le pagine di un libro per trasmettere quello che è stata la sua “avventura” in acqua e fuori, tra calma piatta e tempeste, lei che proprio con la tempesta ha appeso al collo le sue medaglie più belle: i suoi due figli, la sua dignità di donna onesta, l’oro olimpico e la gara di Pechino 2008 “perfetta nella sua imperfezione” come ama descriverla il figlio Jonas. Alla domanda sul futuro, risponde che continuerà a combattere per i diritti delle donne e dello sport portando  con onestà il suo contributo a servizio del paese, come ha sempre fatto. A lei non piace arrendersi, nello sport e nella vita e congeda tutti affermando con fermezza che “non resta che imparare dalle lezioni che la vita ci dà; dopo ogni batosta è necessario trovare la forza di ripartire ed è quello che ho fatto sempre in canoa: risalire e non arrendermi. Questa è la forza che mi hanno dato le mie passioni”.