STORIE DI PAGAIATE: CURIOSITA' E RETROSCENA DEL K4 CHE HA FATTO EMOZIONARE L'ITALIA

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C’è una piccola “grande” Italia che vince. E’ quella di Samuele, Simone, Luca e Tommaso; i quattro canoisti azzurri che tra il Portogallo e la Romania hanno regalato all’Italia soddisfazioni e batticuori. Potremmo paragonarli ai Beatles, pronti a segnare un epoca e a “suonarle” alle avversari, o forse potremmo paragonarli ai quattro moschettieri, in difesa con le loro pagaie pronti a combattere, o ai quattro pinguini di quel famoso film d’animazione Madagascar, con la loro simpatia e la loro determinazione. A noi piace pensarli come un poker d’assi che ha sorpreso ed emozionato mettendo al collo il doppio titolo, europeo e mondiale, di categoria. Il futuro che piace a noi è d’oro, come la medaglia che hanno portato a casa i quattro “baby” atleti pronti a credere nel loro sogno. Partenza ottima, sblocco perfetto. Dopo i primi 150mt Luca chiama l’”Op”, Samuele imposta il passo, Tommaso e Simone rispondono. Una gestione di gara senza sbavature, punta a punta con i Bielorussi che però pagano una partenza troppo forte. Rinforzo ai 500mt, cambio colpo e e via in solitaria. 122 colpi e grande lucidità, fino al realizzare di essere sul tetto del mondo. Il “colpo” vincente dell’equipaggio che ha unito lo stivale non è stato solo in acqua, ma soprattutto fuori: l’affiatamento, supportato da quell’amicizia che ha comandato quattro caratteri forti e diversi, ma allo stesso tempo simpatici e brillanti, ha reso possibile la doppia impresa, ai nostri occhi sembrava impensabile. Poi ci sono i dettagli che ciascuno di loro cura in maniera particolare. Le mutande con la fantasia natalizia, la canzone da ascoltare prima di partire, il panno con cui lucidare la barca, il taglio di capelli per incutere timore agli avversari, le lunghe passeggiate insieme a fantasticare sul futuro la sera prima delle gare: segreti e scaramanzie che aumentano la sicurezza e la fiducia dell’equipaggio tricolore, come elogiato anche dal gotha di Colonia, la psicologa Lysann Damisch. La fatica? Loro non ne hanno fatta, al massimo l’han fatta gli altri a stargli dietro! 

IL SIMPATICO MODERATO
Luca Beccaro, classe ’97, si allena per la Canottieri Padova, e nonostante i pomeriggi passati a macinare pagaiate in acqua, non ha rivali nel suo liceo scientifico. E' molto realista e sicuro. Ha il carattere di chi ci crede ma non si azzarda, perché vengono prima i fatti e poi le parole: “anche se va male il Mondiale, l'importante è l’Europeo”, diceva, prima di vincerli entrambi. Un passato da nuotatore e “appena” quattro anni di pagaiate per arrivare al titolo iridato. A Tullio Malusà, il suo allenatore che lo segue in bici urlando a più non posso, elogia di avergli insegnato la passione, cosa molto più importante di tutta la tecnica del mondo. Della stagione gli resta una emozione indescrivibile di sudore e goduria, di quelle che durano solo qualche secondo, anzi, per l’esattezza come specifica e dice lui, tre attimi. 

IL DILIGENTE SOGNATORE
Samuele Burgo pagaia per il CC Aretusa ed è cresciuto mangiando a colazione, pranzo e cena “pane e canoa”. E’ allenato dal papà Maurizio Burgo, non ama guardare troppo al futuro, preferisce scoprire cosa gli riserva il presente. Quando gli chiediamo cosa gli lascia questa stagione agonistica ci risponde il “divertimento”; perché come diceva la mitica Josefa “nello sport il gioco deve essere una costante”.  Tagliando il traguardo, la prima cosa che ha pensato è stata “Solo il cielo sopra di noi”, lasciando scorrere quelle emozionanti lacrime di gioia e l’abbraccio con la sorella Irene, immortalato dai fotografi, che tutti abbiamo visto in diretta seguendo il live streaming.

IL FASHION DETERMINATO
Tommaso Freschi pagaia nell’Arno, fiorentino doc, appartiene alla dinastia della Can. Comunali Firenze, fucina di azzurri del calibro delle sorelle Cicali e della Bonaccorsi regina dei fiumi. Vincendo cerca di attirare l’attenzione sulla difficile situazione della sede societaria che la Comunali Firenze ha affrontato quest’anno. Confessa l’amore a “due cuori e una canoa” con Sara Bartoli, ulteriore talento fiorentino, che gareggia con la maglia azzurra nella canoa maratona. Studia al liceo scientifico e pensa già all’università. Un’operazione ai piedi l’ha tolto al calcio e gli ha regalato la canoa, iniziata cinque anni fa sotto l’occhio attento di Marco Guazzini, allenatore societario con cui dichiara un rapporto Catulliano da “odio et amo”, molto stimolante e costruttivo. Una emozione inspiegabile all’arrivo del K4, la stanchezza annullata e una dolce ebrezza di gioia, scandita dall’urlo di vittoria, così ci racconta la sua più bella sensazione dopo la vittoria. Con i suoi occhiali da sole azzurri, non ha modelli da emulare, ma vorrebbe lui stesso essere un modello in futuro.

IL TIMIDO LEONE
Simone Giorgi è di cuore gialloblu, si allena nel prestigioso club CC Aniene. Ha mosso i suoi primi passi al Mariner Canoa Club quasi per caso, giocando, lontano dagli occhi del coach, con le papere del laghetto; per poi fare il salto di qualità appena approdato nella categoria “Ragazzi”. All’ultimo anno del liceo scientifico, ha dichiarato capacità nelle materie scientifiche. Odia la metropolitana, il traffico e il caos… soprattutto quando gioca alla Xbox!  Coccolato e difeso dall’allenatore del CC Aniene Stefano Grillo, che pazientemente ogni mattina dopo il fatidico allenamento delle 6.00 lo accompagna a scuola con un buon cornetto. Il fratello Alessandro è il capo tifoso della famiglia, pronto a mettergli “il muso” se arriva secondo. Per lui il premio più grande è la determinazione che il loro “magico” equipaggio ha dimostrato di avere. Mille metri che non finivano mai e un abbraccio fraterno sotto le note dell’inno di Mameli, ricordi che Simone non dimenticherà mai. 

Braccia al cielo e lacrime di gioia per i piccoli atleti che, seppur ancora agli esordi, hanno mostrato la tenacia giusta per arrivare ancora più in alto. A seguito gli instancabili genitori, mossi dalla passione e dalla voglia di vedere il sorriso negli occhi dei loro bambini. Quelli che di sacrifici ne hanno fatti (forse) di più dei figli, pronti ad accompagnare i ragazzi verso la ripida strada in salita, a regalare un abbraccio nel momento in cui quel centimetro prevaleva sull’avversario, a gioire sugli spalti e tifare con il cuore in gola. A loro il merito di aver insegnato agli atleti del domani i valori più puri dello sport.

Sognare i cinque cerchi (forse) è già possibile e abbiamo iniziato a farlo con l’hashtag #thefutureishere. Un ulteriore stimolo dovrà essere Roma 2024, la candidatura Olimpica avanzata al CONI: una spinta per aiutare questi giovani talenti, per dotarli di infrastrutture e promuovere ad ogni livello lo spettacolo “povero” di contributi ma “ricco” di emozioni che ogni giorno con la propulsione delle braccia mettono in scena, raccogliendo standing ovation sui campi di tutto il mondo. 

Non resta che dirgli grazie. In piedi, ad alta voce, cantando l’inno italiano.

Foto di © Marta Miglioli